giovedì 26 agosto 2010

"Il peso della farfalla" di Erri de Luca (2009)

Due vite, quella di un camoscio e del suo cacciatore, si affrontano: l'una contro l'altra, in un unico destino esistenziale, intrecciato in un dialogo emotivo, i cui messaggi passano per odori, movimenti, stagioni e sensazioni.
Quando la comunicazione riesce a superare gli sterili confini del linguaggio verbale, due esseri, seppure appartenenti a specie diverse, riescono a entrare in contatto. L'elemento comune che accompagna i due protagonisti per l'intera storia è la natura, descritta con magistrale linguaggio poetico, fino ad assumere i caratteri dell'assoluto.
La lettura rallenta la percezione del tempo, rende rarefatta i confini del tangibile, facilitando la capacità di accogliere l'infinito.
Il sapore meditativo del racconto riempie l'anima con risposte concrete ad interrogtivi esistenziali: se solo sviluppiamo la capacità di accogliere le informazioni di tutti i nostri sensi percettivi, ci sentiamo più vicini a chi riteniamo diverso da noi.
Ho appena finito di leggere l'opera e il mio universo mi sembra più vasto e più popolato.
Il dialogo con l'infinto appare come una fonte di vita, dove la morte è solo una transizione temporanea. L'alternarsi delle stagioni è garante di un'eredità che riceviamo in dono, per regalarla alle generazioni future.

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